Dalla cantina sociale alla Wine Taste Room

Dalla cantina sociale alla Wine Taste Room

Dalla cantina sociale alla Wine Taste Room: Che cosa è cambiato

Sul fatto che il vino sia una delle bevande più strettamente legate al concetto di convivialità non c’è alcun dubbio.

Fin dall’antichità, infatti, il vino si configura come espressione di socialità e cultura: insomma, un patrimonio di valori che partono dalla terra da cui esso stesso viene prodotto e si trasforma in ricchezza materiale.

Di fronte a un bicchiere di questo nettare, infatti, per una strana magia, prende forma una sorta di condivisione che favorisce il dialogo e l’apertura verso l’altro.

Nel corso del tempo, questo aspetto ha senz’altro condizionato le esigenze e le aspettative dei consumatori, indirizzando, di conseguenza, scelte produttive e metodi di fruizione.

Che di tratti di cantina sociale o wine tasting room non fa molta differenza: due facce di una stessa medaglia, in cui la passione per il vino e per la sua degustazione rimangono elementi centrali e vere e proprie fonti di convivialità. 

Wineleven - Dalla Cantina Sociale alla Wine Room

La cantina sociale e la sua funzione socio-economica

La cantina sociale nasce con l’intento di rispondere ad una esigenza economica, ovvero quella di unire le risorse materiali, il lavoro e i mezzi di diversi produttori di vino, riducendo le spese di produzione.

Già sul finire dell’Ottocento in Italia iniziano a comparire sul territorio forme associative di questo tipo, che permettono di salvaguardare piccole aziende vitivinicole locali e che, in alcuni casi virtuosi, danno vita a vere e proprie eccellenze produttive.

Tuttavia, il loro impatto sul territorio coinvolge aspetti molto più ampi: la cantina, infatti, storicamente svolge la funzione di trasmettere tradizioni che fanno parte patrimonio del territorio in cui è collocata e, allo stesso tempo, si fa promotrice di iniziative che influiscono sullo sviluppo del territorio.

In periodi critici, come quelli segnati dalle guerre, ha rappresentato un’idea vincente che ha permesso di riunire le forze e dare vigore all’economica dei singoli territori. Oggi come un tempo, il ruolo delle cantine sociali è fondamentale nello sviluppo della viticultura e nella sopravvivenza di questa attività in aree dove altrimenti sarebbe stata a rischio.

Ma il ruolo della cantina sociale non si ferma a questo e va al di là di quella che è la produzione: soprattutto nei paesi più piccoli diventa vero e proprio centro di incontro in cui quella convivialità, che il vino porta con sé, trova massima espressione.  

Dal punto di vista dell’appassionato di vino, la cantina sociale è anche il luogo della degustazione: non è un caso che negli ultimi anni, infatti, l’enoturismo abbia preso un interessante sviluppo, capace di incanalare importanti risorse economiche. Se la pandemia in questi ultimissimi mesi ha inevitabilmente portato un arresto allo sviluppo di questo settore turistico, i trend fanno comunque ben sperare e la aspettativa è comunque quella di una rapida ripresa quando si potrà nuovamente viaggiare.

Degustazioni in cantina: perché piacciono tanto

Se l’enoturismo piace, il merito è senza dubbio delle cantine e della qualità che sono in grado di proporre. Ma c’è di più: la riscoperta dei valori e delle tradizioni locali, che ha avuto nuovo vigore negli ultimi anni, ha investito anche l’enologia oltre che il mondo del food.

Ad esso, si aggiunga la valorizzazione delle produzioni a chilometro zero e la voglia di conoscere i propri territori prima ancora che quelli lontani. Il contatto con la natura, l’ecologia e uno stile di vita più umano e più slow hanno riportato in cantina una buona fetta di amanti del vino.

Del resto, la cantina è il luogo perfetto dove degustare, grazie alla possibilità di vivere l’esperienza a contatto con i luoghi in cui il vino ha avuto origine e potendo osservare i passaggi della sua lavorazione.

Oggi poi le cantine hanno saputo riorganizzarsi e, pur rimanendo in linea con le loro tradizioni locali, si sono evolute tanto da offrire sale di degustazioni all’altezza dei vini che producono. Dalle vere tasting room, in cui l’ambiente rustico, grazie a un arredamento perfetto per la degustazione, si trasforma e valorizza. Nell’ottica del turismo del vino, sono numerose le cantine che propongono tour e tasting di altissimo livello, spesso in collaborazione con altre realtà locali in grado di offrire prodotti enogastronomici tipici ed eccellenze a chilometro zero.

Il futuro dell’enoturismo: che cosa cambierà?

Lo stop causato dalla pandemia ha inciso in modo profondo sul turismo e, non di meno, anche sull’enoturismo proprio in un momento in cui era in ascesa. Nel 2020 anche la crescita dei consumi di vino ha segnato un brusco arresto e le previsioni parlano di un ritorno ai livelli del 2019 in un periodo di almeno 3-4 anni.

Il ritorno all’enoturismo sarà condizionato non solo dall’emergenza sanitaria e dai tempi necessari per poter tornare a viaggiare, ma anche dall’eredità psicologia ed economica che questa crisi lascerà sulle persone.   

Proprio la socialità, così importante per il concetto stesso di vino, si trova oggi a rischio.

Secondo alcuni esperti, in attesa di tornare alla piena normalità, il periodo di transizione potrebbe essere gestito attraverso servizi di consegne a domicilio, investendo su app di delivery simili a quelle già attive nel mondo del food.

Una interessante risposta potrebbe arrivare dall’importazione nel nostro mercato del concept americano del wine club: il wine club delle cantine, attraverso l’invio periodico di bottiglie d’assaggio alla clientela fidelizzata, potrebbe servire a mantenere in vita un rapporto di fiducia, in attesa di riprendere le attività in loco e di riaprire le sale di degustazione.   

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